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Verso lo Stato etico (e oltre)

Uno dei problemi più banali, e insieme più gravi, del denaro elettronico è che non riposa nelle tasche dei suoi proprietari né passa attraverso le loro mani. Per essere conservato e trasmesso ha infatti bisogno di prestatori di servizi che hanno non solo un costo, ma anche la possibilità tecnica di limitare in tutto o in parte l’uso del denaro altrui. Se normalmente questo rischio appare remoto e scongiurato dalle tutele di legge, l’enorme potere che comporta un accesso centralizzato alle transazioni di milioni di cittadini sta già facendo gola a qualcuno.

Il tutto, come sempre accade, partendo da fini sedicenti nobili, per creare un precedente nell’indifferenza o con il plauso dei cittadini.

Apprendiamo dalla testata web Buzzfeed che l’organizzazione no-profit SumOfUs, nata nel 2011 per fare pressione sulle corporation mondiali affinché si impegnino contro il cambiamento climatico, le discriminazioni, la corruzione e altre piaghe del secolo, avrebbe convinto la SEC (Securities and Exchange Commission, omologa americana della nostra Consob) a includere nell’assemblea annuale degli azionisti Mastercard la proposta di istituire una “Commissione per i diritti umani” in seno all’azienda.

La proposta sarebbe motivata dal fatto che “l’esposizione di Mastercard al rischio di agire in conflitto con i diritti umani è significativa, in quanto… opera in oltre 210 Paesi e territori, alcuni dei quali sono caratterizzati da un alto rischio di violazione dei diritti umani”. Questo generico intento si tinge subito dopo di un colore inequivocabilmente politico. Il testo cita “gruppi neo-nazisti”, “suprematisti bianchi” e “altri gruppi d’odio” e fa il nome di alcune organizzazioni dell’ultradestra americana: American Border Patrol, League of the South, Proud Boys, Stormfront.

Organizzazioni, queste e altre, che ad alcuni possono legittimamente non piacere ma che già rispondono alle leggi statali e federali americane e godono delle tutele del primo emendamento. Quello promosso dagli attivisti di SumOfUs si rivela quindi essere un tentativo di superare in senso restrittivo le leggi dello Stato liberale per imporre le proprie – condivisibili o meno – idee politiche. In che modo? Cercando di colpire i soggetti a loro sgraditi nel portafoglio e appaltandone il boicottaggio ai gestori della moneta elettronica, proprio come è già accaduto a Enrique Tarrio, il leader di Proud Boys a cui è stato recentemente chiuso il conto corrente.

Quando si oltrepassa la linea del diritto vince il più forte, non chi ha ragione, né tanto meno chi ha a cuore i “diritti umani”.

A questi moralizzatori e ai loro ingenui sostenitori andrebbe ricordato che la stessa strategia, di uccidere per soffocamento economico il nemico politico del momento, non è nuova ed è già stata utilizzata non più di dieci anni fa per attaccare Julian Assange impedendo alla sua creatura, Wikileaks, di ricevere donazioni tramite canali elettronici. Che cioè, quando si oltrepassa la linea del diritto vince il più forte, non chi ha ragione, né tanto meno chi ha a cuore i “diritti umani”.

Per quanto ci riguarda, la vicenda conferma purtroppo le facili previsioni di un uso coercitivo e antidemocratico della moneta elettronica. Una previsione che, data la posta in gioco, è sicuramente destinata alla più nera distopia qualora il denaro virtuale dovesse essere imposto come unico metodo di pagamento e, quindi, anche di ricatto per soffocare la libera espressione delle opinioni politiche.