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Prove di distopia in Cina

Un lettore ci segnala un articolo apparso sul blog The Beijinger a firma di Charles Liu, in cui si descrivono gli sviluppi del sistema di crediti sociali recentemente adottato dal governo cinese. Ogni cittadino cinese è titolare di un «punteggio sociale» simile a quello della patente a punti, il cui valore è decurtato nel caso in cui commetta crimini o si macchi di condotte socialmente deprecabili. Si cita ad esempio il caso di una giovane donna che in gennaio avrebbe fatto ritardare di alcuni minuti la partenza di un treno da Hefei infastidendo il capotreno. Da lì il governo ha varato una “lista nera” di cittadini interdetti dall’acquisto dei biglietti ferroviari.

Secondo quanto riporta il Sydeny Morning Herald, già nove milioni di cinesi non possono acquistare biglietti aerei e altri tre milioni sono esclusi dalle prime classi dei treni nazionali. Dal mese di maggio potrebbero essere introdotte nuove restrizioni a carico di chi ha un credito sociale basso, ad esempio nell’acquisto di immobili e persino nell’accesso a internet e ai ristoranti. Il lungo elenco delle condotte che giustificherebbero la decurtazione del credito può includere anche «reati» come il posteggio di una bicicletta sul marciapiede. Ad ogni modo, la formula del credito sociale è segreta e la sua applicazione affidata all’arbitrio delle autorità.

L’autore conclude opportunamente l’articolo ricordando che «la Cina ha recentemente visto crescere in modo massiccio i sistemi di pagamento cashless come Alipay e TenPay, la cui popolarità è cresciuta al punto da renderli più diffusi del contante in alcune aree» e che «il governo cinese ha incominciato a promuoverli» direttamente.

La restrizione della moneta fisica si conferma così funzionale, e di fatto necessaria, alla realizzazione di un sistema di controllo e repressione dei diritti massificato e chirurgico. In Cina si sta sperimentando un modello che ci potrebbe presto riguardare.