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Più pandemia, più cashless!

Si è già spiegato su questo blog come e perché il denaro contante non è affatto meno igienico dei mezzi di pagamento elettronici. Il tentativo di capitalizzare la paura della malattia per promuovere una società cashless sulla spinta emotiva della pandemia sembrerebbe tuttavia avere avuto avuto successo.

Secondo un’indagine svolta dalla multinazionale dei pagamenti elettronici SumUp, questa estate i pagamenti digitali nel settore del turismo e della ristorazione in Italia sarebbero aumentati del +46% rispetto al 2020. Un manager italiano dell’azienda ha commentato che la «rivoluzione digitale» dei pagamenti degli ultimi sue anni sarebbe avvenuta «anche a causa della pandemia».

Se da un lato questi cambi di abitudini sono certamente collegati a una (errata) percezione del pericolo sanitario, dall’altro è evidente come si stia strumentalizzando questo pericolo per promuovere la guerra al contante e farla apparire come inevitabile e necessaria.

È in corso una strumentalizzazione della paura dei contagi per spingere sull’abolizione del contante.

La società di sondaggi Finder ha intervistato un ampio panel di esperti di economia per comprendere gli impatti della pandemia sulle modalità di pagamento in Australia, un Paese che, come il nostro, sta imponendo misure di contenimento sanitario particolarmente severe e lesive della libertà. Secondo gli intervistati, il contante sarebbe destinato a scomparire nel Paese dei canguri entro dieci anni. L’89% di loro sarebbe convinto che proprio «la pandemia ne sta accelerando il declino».

Un professore universitario interpellato ha ipotizzato che il rapido diffondersi dei codici QR starebbe abituando le persone a svolgere in modo digitale molte azioni che in passato erano affidate agli oggetti fisici, come ad esempio le offerte versate agli artisti di strada. Non bisogna stupirsene. Con l’imposizione dei green pass scansionabili si stanno digitalizzando i diritti degli individui e quindi il loro stesso essere cittadini. Tutto il resto viene da sé. Come abbiamo già scritto, si tratta di un motivo in più per respingere questi progetti che di sanitario hanno ormai poco o nulla, prima che sia troppo difficile farlo.