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Gli svedesi ci ripensano?

Leggiamo spesso che dalla società cashless non si torna indietro, perché i benefici di un’economia senza contanti sono così evidenti da non far rimpiangere le vecchie banconote. Leggiamo anche che la Svezia, dove quasi nessun negozio e nessuna banca accettano più contanti, ne sarebbe la dimostrazione vivente.

Un’inchiesta recentemente pubblicata da Amelia Lucas su Pulitzer Center ci informa che le cose non stanno proprio così. Se nel 2014 il 24% degli svedesi si dichiarava contrario all’abolizione delle transazioni in contanti, nel 2016 la percentuale era già salita al 31%. Nel frattempo alcuni cittadini si sono organizzati per premere sul governo nazionale affinché vari una legge che obblighi banche ed esercizi commerciali ad accettare il contante.

Se nel 2014 il 24% degli svedesi si dichiarava contrario all’abolizione delle transazioni in contanti, nel 2016 la percentuale era già salita al 31%.

I più renitenti alla moneta elettronica sarebbero gli anziani e coloro che vivono nelle zone più settentrionali del paese, dove la diffusione di internet è meno capillare. Ma il malcontento ha raggiunto anche le città. Ci si interroga seriamente sugli effettivi vantaggi di diventare la prima società cashless del pianeta entro il 2030, come auspicato dalla banca centrale svedese. Ad esempio, al calo della piccola criminalità si è sostituito un altrettanto preoccupante aumento delle truffe elettroniche.

Non è quindi un caso che tra gli oppositori più vocali di una Svezia senza contanti ci sia anche Björn Eriksson, ex presidente dell’Interpol, il quale non solo mette in guardia contro il rischio di attacchi informatici sempre più estesi e potenzialmente paralizzanti, ma denuncia anche l’incompatibilità di un mondo senza contanti con le libertà fondamentali dei cittadini: «Siamo controllati dal Grande Fratello in ogni momento», spiega. E si domanda: «Quanto è ormai vicino il momento in cui la sorveglianza diventerà il sostituto dell’azione politica?».

Fonte: Pulitzer Center.